ARRIGO SACCHI - DANIELE BARTOCCI CHANNEL

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ARRIGO SACCHI

STAR 4.0

INTERVISTA AD ARRIGO SACCHI, MISTER DEL MILAN DEGLI IMMORTALI

AGOSTO 2020 E' un Arrigo Sacchi determinato quello visto qualche giorno fa a Senigallia. Proprio lui, il Profeta di Fusignano, il mister del Milan degli Immortali, la squadra più forte di tutti i tempi stando all'autorevole parere della Uefa.  "Quel Milan era l’esaltazione del collettivo – ci racconta il mister – Era una squadra in continua evoluzione dove tutti praticavano al meglio la fase difensiva e quella offensiva. Eravamo tutti uniti da un filo invisibile che era il gioco".
Recentemente Jurgen Klopp, il mister che ha fatto grande il Liverpool, ha incoronato Arrigo Sacchi quale fonte del suo sapere: "L'allenatore più importante da cui ho imparato è sicuramente Arrigo Sacchi per le grandi cose che è riuscito a fare con il suo Milan. Quelle cose sono state implementate nel nostro club e alla base di tutto quello che faccio vi è ciò che ha fatto il grande mister Arrigo Sacchi".
Arrigo Sacchi ha commentato poi il calcio di oggi che per nostra incultura abbiamo sempre considerato come sport individuale e difensivo. "Fare squadra è una delle cose più improbabili in questo paese, in tutti gli ambiti – prosegue il Profeta di Fusignano – Peccato perché sarebbe la cosa più importante – Aggiungo che gli allenatori dovrebbero avere un impegno nobile che è quello di vincere con merito. Alcune società di oggi lo fanno e sono ad esempio Atalanta e Sassuolo". Il nostro calcio è lo specchio di un paese vecchio secondo Arrigo Sacchi: "E’ lo specchio di un paese in crisi economica, culturale e morale, in recessione e con scarsa progettualità che confida nel singolo e negli stranieri per rimediare a una povertà complessiva. La mia è una dichiarazione amara ma molto veritiera e non riguarda solo il calcio, si riferisce a una comunità generale dove si pensa di risolvere tutto con soldi e debiti. Insomma, dobbiamo avere più fiducia delle nostre capacità. E’ impensabile che un paese dopo circa 70 anni abbia solo un centro federale, quando ad esempio la Svizzera ne ha 3 per allenare i giovani".
E allora, in queste condizioni, quando crescerà il nostro calcio? "Storicamente quando abbiamo avuto invasione degli stranieri il nostro calcio è retrocesso. Ci sono pochi stranieri ad essere veramente bravi e noi ci abbiamo messo del nostro in quanto non siamo stati mai in grado di dare uno stile al nostro calcio. Non è possibile lasciare il dominio del gioco agli altri; oggi abbiamo per la prima volta allenatori che cercano di rincorrere il calcio tra le tante difficoltà generali, che cercano di giocare un calcio positivo e propositivo. L’Atalanta, che ha bilanci in verde, sta andando oltre qualsiasi aspettativa e rappresenta un esempio importante a livello di lavoro, di idee, di rinnovamento e non solo. In sintesi, il nostro è un paese che fa fatica ad evolversi, con tanta corruzione, e dove si parla molto e si fa tanta politica. Tutti devono aiutarsi tra loro, a partire dal pubblico, dai dirigenti, dagli allenatori fino ad arrivare alla stampa che non sempre ci ha aiutato a capire come deve essere veramente il nostro calcio".

 
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